Inquinamento: moda e industria

Moda Etica e sostenibile: dall’inquinamento allo sfruttamento

Negli ultimi anni la moda sostenibile sta diventando una realtà sempre più concreta poiché oggi si ha maggiore consapevolezza dell’inquinamento derivante dalla filiera dell’abbigliamento e della necessità di cambiare.

Moda sostenibile: cos’è?

La moda sostenibile ha come fine la tutela dell’ambiente, dell’uomo e del mondo animale e cerca concretamente di muoversi in questo modo già nelle varie fasi di lavorazione: dalla ricerca  dei materiali, dalla produzione sino alla vendita.

La moda non ecosostenibile: dall’inquinamento allo sfruttamento animale

L’industria della moda è la seconda al mondo nella produzione di effetto serra, di quantità di gas e per l’ emissione di anidride carbonica. A questi dati, vanno ad aggiungersi anche gli atteggiamenti scorretti dei consumatori che acquistano i capi vestiari sempre più in voga, alimentando un consumo “usa e getta”. Molti non sanno che questi acquisti, spesso di poco costo e dalla qualità scadente, utilizzano agenti inquinanti che si traducono in avvelenamento ambientale e spreco.

A questo elenco di danni, ne fanno le spese anche gli animali, protagonisti di un massacro  terribile volto alla produzione ed alla commercializzazione di capi vestiari in seta, cuoio/pelle, lana e pelliccia attraverso gli allevamenti intensivi.

Moda cruelty free

Per opporci a questo sistema inqualificabile e irrispettoso, esiste un’alternativa che prende il nome di cruelty free. Questa espressione indica i prodotti vestiari in cui non vi è alcun tipo di test chimico e sperimentazione sugli animali. Nei marchi cruelty free viene escluso materiale di origine animale ed è sostituito da  quello alternativo. Inoltre, per distinguere un prodotto testato sugli animali o meno, così da non avere dubbi, si può capire attraverso le certificazioni tessili.

Certificazioni tessili per “sostenerci”

Le certificazioni vengono richieste direttamente dai marchi di moda interessati ad intraprendere un percorso sostenibile a tutela degli animali e sono quattro:

  • Animal Free Fashion nata per merito della Lega Vivisezione (LAV); 
  • Fur Free appartenente a LAV ed è contro l’uso delle pellicce;
  • PETA, acronimo di People for the Ethical Treatment of Animals è la più nota a scala mondiale;
  • VeganOK è un’etichetta nata in Italia e nota anche in Europa.

Vestirsi cruelty free!

Molti brand nella scelta dei materiali hanno intrapreso appieno questo modo di produrre,  altri invece non hanno accolto in modo completo questa filosofia tanto da dividere le loro collezioni in tradizionali e in cruelty free / vegan.  

I materiali alternativi per sostituire il cuoio, le piume d’oca, la pelliccia, la lana e la seta sono:

  • la similpelle, per l’appunto simile alla vera pelle, utilizza materiale di resina e plastico resistente 
  • il pile, la flanella; il velluto e la ciniglia riscaldano molto senza provocare morti;
  • la ciniglia;
  • l’acrilico,
  • il cotone biologico;
  • il Plumtech che evitare il coinvolgimento delle oche in atrocità subite per privarle del loro piumaggio;
  • le pellicce sintetiche;
  • BioSteel che viene prodotto in modo vegetale grazie ai bozzoli delle farfalle.

Cosa vuol dire moda sostenibile?

L’abbigliamento vegano cruelty free è solo un esempio di come la sostenibilità possa diventare un modus vivendi. Il vero significato della Sustainble fashion, il suo nome originale senza traduzioni è di essere un sistema interdipendente, il cui cambiamento non è indirizzato solo alla filiera tessile ma all’intero sistema.

La moda sostenibile coinvolge tutti ovvero il produttore, il lavoratore ed consumatore affinché si approdi concretamente alla tutela dell’ambiente e del mondo in cui viviamo.

L’innovazione tessile 

Qualsiasi azienda per rendere concreta la moda sostenibile deve farlo in tutte le varie fasi agendo già in fase preventiva con una ricerca sul sostenibile, limitando nella sua realizzazione i danni ecologici. 

Questo avviene con un’innovazione dei tessuti utilizzati e non inquinanti.

L’innovazione tessile è nei tessuti che utilizzano poca acqua, non inquinano e sono in fibra naturale. 

Tra questi menzioniamo i seguenti:

  • bambù e canapa;
  • fibre di nuova generazione realizzate con le reti da pesca e bottiglie di plastica;
  • tessuti naturali ed ecosostenibili (cotone biologico, lino, juta) sughero, una sostanza dalle mille qualità, impermeabile, facile da pulire e resistente al fuoco;
  • foglie di banano, vinaccia e bucce di arancia, che sono scarti di coltivazione, trovano nuova vita nella moda;
  • mela, fungo, mango, ananas e acqua di cocco vengono adoperate per creare le pelli vegetali;
  • plastica riciclata dal mare, viene utilizzata da alcuni brand per imbottire i piumini.
  • ortica, si realizzato vestiti intrecciando le sue lunghe fibre;

Il vero obiettivo dell’ innovazione tessile è che diventi per le aziende e per i consumatori, convenzione. Fortunatamente, abbiamo attualmente tanti esempi di questo percorso sostenibile volti a divenire “normalità” quali la moda etica e la moda ecologica.

La moda etica

La moda etica si occupa dello sviluppo sociale e della sostenibilità ambientale dei diritti e delle condizioni di lavoro della manodopera impiegata. In quest’ultimo caso, la moda etica è fondamentale perché in alcune parti del Mondo i lavoratori vengono sfruttati con ritmi disumani. 

Per indicare la trasparenza di un comportamento etico vi sono delle certificazioni tessili quali:

  • Equo Garantito 
  • Fairtrade
  • Fair Wear Foundation (FWF)
  • SA8000

I capi dell’artigianato e delle slow fashion seppur non presentano etichette, si compongono di materiali riciclati provenienti da aziende locali a Km 0; invece nel caso della slow fashion vengono usati solo materiali certificati.

Quando si parla di moda etica in sintesi indichiamo:

  • qualità e longevità e riduzione del consumismo “ usa e getta” inquinante, 
  • rilevanza alle condizioni dei lavoratori; 
  • sostegno dell’economia locale e delle piccole comunità rurali che versano in condizioni di povertà. 

AltroMercato un modo per comprare etico!

Per quanto riguarda la moda etica, annotatevi questa realtà  italiana che unisce il mondo del web ed i marchi, una rete di vendita di moda sostenibile ed etica: AltroMercato. 

AltroMercato è un’impresa  sociale che si occupa di Commercio Equo e Solidale in Italia, formata da 105 soci, 225 Botteghe, tiene e gestisce i rapporti con 155 organizzazioni di produttori in più di  45 paesi di tutto il Mondo. Un’eccellenza in cui il rispetto, l’onesta, la democrazia, la retribuzione equa, la tutela dei lavoratori e la garanzia nei prodotti sono al primo posto ma soprattutto normalità.

Il consumatore può decidere se acquistare online o nel negozio che vende prodotti di AltroMercato. Questa realtà equo solidale è presente sul territorio nazionale attraverso piccole botteghe o con reparti di prodotti equosolidali supermercati. I prodotti venduti vanno dal cibo alla cosmesi, dagli accessori della casa ed ovviamente all’abbigliamento. 

Vedi anche Il progetto Cambia Moda di Manitese

Vestiamo green!

La moda ecologica detta anche Green nella sua produzione utilizza fibre biologiche e tessuti quali il cotone biologico, la canapa, il lino o il bambù; crede nel riciclo ricavato ad esempio dalle bottiglie di plastica e nel riutilizzo degli abiti ottenendo capi nuovi da quelli vecchi. 

I capi ecologici sono in armonia con noi stessi e le fibre naturali di  cui sono composti sono privi di elementi chimici donando così confort. Anche per quanto concerne  le tinture colorate presenti nei  vestiti, la moda ecologica evita quelle artificiali prediligendo quelle ad acqua e soluzioni biocompatibili.

La moda ecosostenibile: come riconoscerla

Le piccole aziende italiane e i grandi brand hanno finalmente sposato l’idea del sostenibile, mettendo sul mercato capi che sostengono la moda ecosostenibile, facendo in modo che sia accessibile a tutti.

Nei processi produttivi eco-friendly vengono utilizzate materie prime naturali, oppure i tessuti vengono riciclati cioè trasformati in qualcosa di nuovo o dello stesso valore. 

Nella moda ecosostenibile vengono anche rigenerati, vale a dire vengono riutilizzati scarti e rifiuti senza averli distrutti per realizzarne uno di maggior valore.

I tessuti ecosostenibili hanno delle certificazioni rilasciate da enti locali o internazionali, per confermare la provenienza, la qualità e il rispetto degli standard di sostenibilità dei materiali impiegati:

  • Certificazione Fsc verifica che la materia prima impiegata nella realizzazione del capo provenga da foreste gestite nel rispetto dei lavoratori, del territorio e degli abitanti che ne approvano la loro ecosostenibiltà; 
  • Certificazione Gots, controlla che vi sia l’assenza totale di sostanze chimiche tossiche 
  • Certificazione Grs , indica il riciclo di materiali al 100% ottenuti da scarti lavorati mediante processi ecologici;
  • Certificato Ocs ,indica la presenza di fibre naturali da agricoltura biologica.

Cambiamo il nostro modo di pensare grazie alla sostenibilità

La moda sostenibile vuole preservarci dal consumismo che provoca l’inquinamento globale, dalla contaminazione dei mari e della terra, dallo smaltimento di capi e di tessuti  con inceneritori nocivi per l’aria che respiriamo e le condizioni lavorative disumane a cui sono costretti i lavoratori.

L’unico modo è la necessità di dar spazio  all’economia circolare: un sistema economico, autorigenerante che riduce gli sprechi. In altre parole è la sostenibilità in modo concreto: è un cerchio nel quale i materiali continuano a girare, senza mai perdere la loro utilità. 

Anche il consumatore deve dare un grosso contributo in questa economia circolare e sostenibile seguendo questi piccoli passaggi:

  • non fare troppi lavaggi dei propri vestiti;
  • evitare di seguire le mode;
  • prolungare la durata dei propri capi e se rovinati, riaggiustarli;
  • comprare di seconda mano quando è possibile; acquistare capi ecologici; 
  • donare e riciclare
  • raddoppiando l’uso dei nostri vestiti da un anno a due anni per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. 

La moda sostenibile può essere una realtà che ciascuno di noi può applicare nella propria vita, ci insegna ad essere migliori e ad educarci alla bellezza.

Elisabetta Palermo


Anche l’industra della moda è causa dell’inquinamento ambientale e, ormai non sorprende più, anche in grande quantità.

L’inquinamento dell’acqua non è la sola forma di inquinamento, ma molti abiti sono prodotti con l’utilizzo di sostanze chimiche che vengono assorbite anche dal nostro organismo e direttamente o indirettamente poi impattano su tutto l’ecosistema.

La produzione di abiti a livello internazionale è aumentata, di conseguenza anche l’inquinamento, dato l’utilizzo maggiore di pesticidi, spreco di acqua ed energia.

Per questa motivazione l’industria della moda si sta indirizzando verso la salvaguardia ambientale e tra le iniziative più note troviamo il Global Change Award, premio ideato da H&M Foundation, che ha l’obiettivo di sostenere le nuove realtà imprenditoriali a non impattare sull’ecosistema.

Ecco alcuni esempi:

  • Grape Leather, è un esempio di startup italiana che ha ideato la pelle vegetale utilizzando gli scarti della produzione vinicola.
  • Solar Textiles, è un nylon biodegradabile composto da acqua e scarti vegetali, che è stato realizzato utilizzando l’energia solare.
  • Content Thread, è un micro filato hi-tech che può riconoscere quali materiali sono presenti in un tessuto.
  • Denim-dyed denim è il denim riciclato e riutilizzato come colorante per tessuti.
  • Maure Couture, è un materiale tessile prodotto dalla cellulosa del letame bovino.

Basta “usa e getta”! Anche così possiamo salvare l’ambiente.

Greenpeace Germania evidenzia un incremento della produzione di abiti del doppio nel periodo dal 2000 al 2014 e le stime della rete Mercatino segnalano che i mercatini sono saturi, quindi il riciclo non è la sola risposta alla sfida che il settore moda deve affrontare. Le aziende devono ripensare il modello produttivo.

I danni ambientali sono visibili addirittura dallo spazio, per esempio la superficie del Lago d’Aral, in Kazakistan,ridotta a un 10% rispetto agli anni ’60, per via della coltura del cotone sono stati deviati gli affluenti che alimentavano il lago. Per le piantagioni di cotone viene impiegato il 10% dei pesticidi e il 24% degli insetticidi dall’agricoltura mondiale e l’utilizzo di viscosa è, oggi, una delle cause della deforestazione in Brasile e Indonesia.

Il consumo energetico per il trasporto conta una media 12mila chilometri dal campo al negozio di abbigliamento, inoltre, la produzione š maggiormante concentrata in Bangladesh e Cina, dove le fabbriche sono alimentate per lo più a carbone.

Alcuni grandi marchi del fast fashion hanno lanciato la propria linea green:

  • Mango Committed, realizzata con cotone organico, poliestere riciclato e Tencel (fibra naturale che si ottiene dalla cellulosa di eucalipto).
  • H&M incentiva i consumatori a riciclare i capi e ha raccolto circa 32.000 tonnellate di tessuto, riutilizzato per vita a nuovi capi e accessori. Ha creato la linea Conscious Collection, realizzata con materiali sostenibili, per esempio Bionic, proveniente dalla plastica recuperata dagli oceani.
  • Anche Adidas ha realizzato 7.000 paia di scarpe riutilizzando la spazzatura degli oceani.
  • Zara ha ideato Join Life, linea sostenibile basata sulla lavorazione di lana riciclata, cotone organico e Tencel.

Corsi online certificati moda

Se è vero che anche i grandi marchi si stanno muovendo in questa direzione, anche i giovani designer vogliono saperne di più.

Dunque si stanno diffondendo master moda sostenibile per sapere quale atteggiamento assumete e come ottenere dei risultati interessanti.

Ecco una lista di corsi interessanti:

  • Naba Nuova Accademia di Belle Arti: Master in Fashion and Textile Design
  • IED Milano: Fashion Design 1: Ethics and Sustainability in the Fashion Industry, taught by Marina Spadafora di Fashion Revolution Italia
  • MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business: GEMLUX-Global Executive Master of Luxury Management
  • MGLUXM-MASTER: in Global Luxury Goods and Services Management
  • IMLUX: International Master in Luxury Management
  • MILANO FASHION INSTITUTE: Product Sustainability Management
  • POLIMODA: Master in Sustainable Fashion
  • Iuav: Comunicazione sostenibile e circular design