Tessuti ecosostenibili innovativi per il settore moda: una nuova generazione per l’industria – Elena Maria Colizzi

Tessuti innovativi per il settore moda una nuova generazione per l'industria

L’EVOLUZIONE DEL TESSUTO ripercorre centinaia di anni di trasformazioni nel processo di produzione del sistema moda nel mondo, e non ha mai smesso di generare innovazione, creatività e stupore fino a oggi. Ma, si è potuto notare come negli ultimi tempi si sia giunti all’apice del successo di questa evoluzione, in quanto è frequente la scelta da parte dei fashion brand di tessuti eco-sostenibili che hanno una qualità molto più elevata del poliestere, fin troppo diffuso e altamente inquinante. 

È persino possibile creare capi d’abbigliamento con gli scarti della frutta, oppure con la plastica riciclata e non c’è da meravigliarsi delle approvazioni che le alternative in questione abbiano riscontrato nel tempo, soprattutto a seguito delle innumerevoli manifestazioni contro le malefatte dell’uomo nei confronti della natura.  

Il tessuto sembra potersi adattare all’ambiente in cui viene creato perché dotato della capacità di entrare in sintonia con le circostanze, oltre che con il corpo di chi lo indossa; esso può, inoltre, divenire il rappresentante mistico di realtà contrapposte: l’armonia e il caos. Il tessuto sa raccontare le storie delle mani o delle macchine che gli hanno dato la vita, e non si lascia intimidire dal frenetico dinamismo della contemporaneità perché si adegua alle sue esigenze con facilità.

Ma quali sono i tessuti più ecologici che ci siano in circolazione? Riportiamo qui in basso una serie di tessuti che hanno lasciato un segno indelebile nell’industria della moda, e che hanno permesso di aumentare la sensibilità e il rispetto dei fashion brands verso principi etici fondamentali per preservare il futuro del pianeta contribuendo, di fatto, alla diminuzione di emissione di Co2 durante il processo di produzione tessile. 

Piñatex

Il lungo viaggio di questo materiale biodegradabile inizia nel 1990 con una famosa esperta di pelletteria Carmen Hijosa che volle dare fine alla produzione di massa di pelle, che scoprì essere un materiale grezzo con un elevato impatto ambientale. 

Divenne fondamentale introdurre un sostituto ecosostenibile del PVC che potesse superare di gran lunga quest’ultimo, ed è con questo intento che Hijosa trovò ispirazione nelle risorse naturali incluso l’uso delle fibre vegetali per la tessitura tradizionale di capi molto delicati come Barong Tagalog, famoso abito da matrimonio o da cerimonia delle Filippine. 

Il Piñatex si ispira ai principi dell’economia circolare e ai valori “cradle to cradle”, ovvero la conversione dei processi produttivi assimilando i materiali usati a elementi naturali, che sono soggetti, così, a una fase di rigenerazione. L’obiettivo principale della Hijosa è costruire un’industria commerciale scalabile per lo sviluppo delle comunità agricole, con un impatto ambientale minimo. 

Ma come viene prodotto esattamente il materiale in questione? Il primo step è la raccolta degli ananas da cui consegue la selezione delle foglie idonee che vengono sistemate in fasci, mentre le fibre lunghe del frutto si estraggono attraverso dei macchinari semiautomatici. 

Le fibre vengono lavate e poi asciugate naturalmente al sole, oppure durante la stagione delle piogge in forni di essiccazione. Le fibre secche passano attraverso un processo di purificazione per rimuovere eventuali impurità che si trasformano in un materiale simile a lanugine; quest’ultima verrà miscelata con un acido poli lattico a base di mais. 

Molti marchi di fama internazionale fra cui H&M, Hugo Boss e Hilton Hotel Bankside hanno deciso di usare il Piñatex per creare le proprie collezioni. 

Popeline: che tipo di tessuto è?

È un tessuto morbido e resistente che può essere fatto di lana o seta, ma principalmente è di cotone. Nel nostro presente viene utilizzato spesso per produrre le camicie da uomo, i boxer con taglio classico o tutti gli abiti maschili di alta qualità, ma nell’Avignone del XIV secolo era un privilegio esclusivo del Papa poterlo indossare. 

Il nome del tessuto proviene da “papalina” che sarebbe il famoso copricapo del Papa. Il popeline è caratterizzato da un’armatura a tela con i fili dell’ordito più sottili e di numero doppio rispetto a quelli della trama orizzontale, che generano righe nitide e precise in direzione verticale. 

Tessuti idrorepellenti ecologici: quali sono?

Hanno una finitura ecologica chiamata Ruco Dry-Eco totalmente conforme allo standard GOTS, che li rende ideali per produrre borse, giacche e altri capi d’abbigliamento eco-compatibili. I tessuti sono lavabili fino a 10 volte a una temperatura massima di 30°C, e continueranno a mantenere la loro qualità idrofobica anche dopo essere stati stirati o asciugati in lavatrice. 

La finitura idrorepellente può resistere ai fenomeni di abrasione e all’usura, anche se questa sua caratteristica scomparirà gradualmente se si predilige l’utilizzo di ammorbidenti o prodotti chimici per il lavaggio a secco. 

Eco-pelliccia di lana islandese

Si tratta di un tessuto intriso di storia. In particolare, bisogna iniziare dall’arrivo dei Vichinghi in Islanda. Correva l’anno 874 d.C., in cui i coloni scandinavi portarono con sé le pecore, gli antenati delle odierne pecore islandesi. 

Erano animali di estrema importanza sotto diversi aspetti, fra cui la produzione di letame che serviva da fertilizzante sui territori sabbiosi e aridi, e il consumo di carne di pecora molto superiore rispetto alla media attuale. Ciò che, però, le faceva divenire essenziali era la lana che aiutava a sopravvivere durante i lunghi mesi invernali di freddo pungente, tipico del clima subartico dell’Islanda. 

L’eco-pelliccia è composta da pelo coprente lucido, duro e idrorepellente e il sottopelo lanoso fine, morbido e isolante; si tratta di una combinazione unica che la fa distinguere per la sua ottima traspirabilità e buona resistenza al freddo.  

Essa mantiene i colori naturali della lana: bianco, nero, grigio e, infine, marrone. Inoltre, è di qualità ragionevolmente buona, anche se paragonata alla lana merino. Lo spessore delle fibre di lana è misurato in micrometri (mu); una lana merino di prima qualità può avere un micronage inferiore a 20, mentre per le pecore islandesi è pari a 22-34. 

Cotone biologico e i tessuti increspati

Si utilizzano per la creazione di bluse, vestiti, copertine per neonati e molto altro. Il caratteristico effetto increspato è ottenuto dall’uso di fili ritorti durante il processo di tessitura così come nella fase di finissaggio, quando la struttura si sviluppa nel corso del lavaggio. 

Questi tessuti increspati leggeri sono realizzati con due o quattro strati di garza, e sono comunque interamente prodotti dal cotone biologico dell’Egeo, coltivato nella Turchia occidentale. 

Qmonos

Chi l’avrebbe mai detto che gli aracnidi fossero degli ottimi produttori di tessuto? Ebbene sì, i geni della “seta di ragno” con l’aiuto della fermentazione microbica danno vita a una delle fibre più resistenti in natura, molto di più di quanto non lo sia la fibra aramidica impiegata per i giubbotti antiproiettile. 

È un tessuto speciale che può mutare la consistenza molteplici volte divenendo pellicola, gel, spugna, polvere e nano fibra. Inoltre, si dice che superi la qualità della seta tradizionale ricavata dai bozzoli dei bachi da seta perché è 100 % biodegradabile, e non richiede l’allevamento di ragni per cui non è troppo impegnativo produrlo. 

Molto probabilmente, in un futuro non molto lontano, potrebbe essere un eccellente sostituto degli stessi materiali utilizzati nell’esplorazione spaziale, nello sport e nell’industria automobilistica.

Fibra di bambù

Con il rapido avanzare dell’era dell’hi-tech c’è molta più possibilità di apportare notevoli migliorie ai tessuti, ed è proprio attraverso la tecnologia che la fibra di bambù ha potuto acquisire maggiore flessibilità e, soprattutto, vestibilità; oggi il bambù ha un’ampia gamma di applicazioni tessili, compresi gli assorbenti mestruali

È un materiale considerato ecologico grazie alla disponibilità, all’elevata resa e alla resilienza delle piante. Inoltre, la pianta di bambù non ha bisogno di grandi quantità di acqua per prosperare, né fertilizzanti o pesticidi; essa è in grado di auto-rigenerarsi, per cui non è necessario ripiantarla. 

L’unico difetto a cui deve far fronte è la sua provenienza da luoghi in cui utilizzano la stessa lavorazione del “rayon”, ovvero una seta artificiale ottenuta da fibre di cellulosa che comporta lo spreco di ingenti quantità di acqua e il sovrabbondante uso di sostanze chimiche. Come si può ben immaginare, è un motivo più che valido per non rientrare nei canoni della certificazione GOTS nonostante si tratti di una fibra naturale. 

In conclusione, riportiamo una breve lista di pro e contro che si possono eventualmente riscontrare da potenziali acquirenti di tessuti ecosostenibili:

Quali sono i vantaggi dei tessuti biologici?

  • Sono tessuti cruelty-free, vegani e con il minimo livello di impatto ambientale, in quanto evitano lo spreco di acqua ed energia; 
  • Scarso o inesistente utilizzo di sostanze chimiche come pesticidi, fertilizzanti e antibatterici;
  • I lavoratori non vengono sfruttati né sottopagati per produrre i tessuti ecosostenibili, perché i fashion brand etici ed eco-friendly proteggono i loro diritti;
  • Migliore qualità = soldi ben spesi: i tessuti ecosostenibili hanno maggiore duratura per cui si spenderà di più a breve termine, ma si risparmierà di più nel lungo termine.
  •  Scegliere di vestire con tessuti eco è sinonimo di supporto dell’innovazione del settore moda;
  • Comprare di meno per via dei costi molto alti rende più soddisfatti, e ciò accade perché aumenta la possibilità di gestire al meglio la distribuzione del proprio potere d’acquisto.

Quali sono gli svantaggi dei tessuti biologici?

  • La moda ecosostenibile non ha ancora avuto un forte impatto che possa fare giustizia ai fashion brand di nicchia che l’hanno adottata in precedenza, perché ciò è possibile che avvenga soltanto nel momento in cui ci sarà un cambiamento rivoluzionario a livello di settore;
  • Non tutti possono acquistare tessuti eco per i costi troppo alti da sostenere;
  • Si può cadere vittime del “greenwashing” senza scrupoli, ovvero molti brand tendono ad attrarre il consumatore presentandosi come eco-friendly anche se, nella sostanza, non lo sono affatto e ciò provoca la sfiducia del consumatore, oltre ad alti livelli di disinformazione;
  • Il settore di moda ecosostenibile non è uno dei più grandi e diffusi al mondo purtroppo, che è motivo per il quale non ha disponibile ogni preferenza di stile, e lascia poca alternativa di “matchare” con i gusti di ciascuno;
  •  Si tende a incoraggiare la creazione di un mercato ecosostenibile nel modo sbagliato, perché è difficile cambiare la mentalità del consumatore dal comprare molti tessuti fast fashion di scarsa qualità, a comprarne meno di ottima qualità.
  • Sono tessuti difficili da reperire nei negozi fisici, difatti sono merce acquistata perlopiù online da migliaia di utenti, aziende e produttori tessili. 

Elena Maria Colizzi