ACBC Shoes: scarpe e borse sostenibili

ACBC Shoes scarpe e borse sostenibili

Sono sempre di più i brand che decidono di abbracciare il tema della sostenibilità; da consumAttori quali siamo diventati però, è nostro dovere saper riconoscere il vero dal presunto tale.

ACBC sicuramente può essere inserita tra quei brand che della sostenibilità hanno fatto il loro motto.

ACBC nasce nel 2017 grazie a Gio Giacobbe ed Edoardo Iannuzzi, i quali inventano la prima scarpa modulare con una meccanica zip, che consente l’intercambiabilità della suola e della tomaia.

“Alla base dello sviluppo della zip-shoes c’era la volontà di abbattere il consumo della CO2 in fase di produzione della sneaker; infatti, ogni volta che il cliente avesse “cambiato” la tomaia, salvando una suola, avrebbe automaticamente evitato la produzione di una nuova suola diminuendo lo spreco di CO2.”

Questo nuovo modello di scarpe si rivela essere geniale, tanto che WWD la proclama “la scarpa più sostenibile del mondo”.

E allora perché fermarsi ad una scarpa, quando è possibile spingersi oltre, creando addirittura una nuova alternativa di pelle? È qui che nasce free-bio, una soluzione ricavata da Bicarbonato di Calcio, fibra di legno e materiali riciclati, ma anche beyond plastic, un tessuto totalmente bio.

“A volte sono difficili da reperire ma noi abbiamo un portfolio di oltre 2000 materiali tutti catalogati nel nostro software che tramite un algoritmo da noi creato riesce sempre a bilanciare etica e target price.” 

Sappiamo però che il settore moda, è il secondo settore più inquinante al mondo, dopo quello petrolifero, ci è quindi molto difficile cercare di comprendere come moda e sostenibilità possano effettivamente coesistere.

I dubbi sono leciti, ma è anche vero che oggi, grazie a brand come ACBC, comprendiamo come in realtà una via d’uscita la si può intravedere.

Così come il loro obiettivo per il futuro è quello di impattare il meno possibile all’interno del mercato del footwear (stimano l’1%), la voglia di espandere la loro filosofia di vita ma anche il brand è tanta ed è lodevole.

Il 2023 ha in serbo per loro numerose collaborazioni, tredici in particolare, e ci auguriamo che questo loro lifestyle possa propagarsi e influenzare anche altri settori, non solo quello della moda.

Il punto di forza, a livello comunicativo, si cela dietro ad un concetto semplice: cercare soluzioni.

Oggi, dove la tendenza è quella di creare timore nel consumatore, creare bisogni, la ricerca della soluzione è il punto di forza, la direzione da seguire.

“Promuoviamo acquisti responsabili e non vogliamo mai criticare nessuno per le proprie scelte, bensì fare sempre capire che le alternative più sostenibili esistono e basta davvero poco per fare ognuno la propria parte per il Pianeta.”

La chiave di volta è propria questa: non giudizi ma consigli

Il fast fashion, nato all’interno di un contesto già usurato, ha attivato la macchina dello spreco, lasciandoci muovere in balìa dell’incertezza.

Una volta compreso il percorso imboccato però, il consumatore è stato sopraffatto dalla paura; il mondo che abbiamo ereditato è ormai stato prosciugato e reso sterile.

Non tutto però è perduto; il consumatore, o meglio ancora, prosumer, con il suo ruolo sempre più attivo all’interno del mercato, necessita di trasparenza e di alternative.

E allora ci poniamo la nostra solita domanda, la sostenibilità riuscirà a sopravvivere negli anni, o diventerà semplicemente una moda del passato, come lo sono state le spalline imbottite e i pantaloni a vita bassa?

“Siamo convinti che diventerà un asset aziendale imprescindibile ma per farlo dovrà cambiare qualcosa anche nella mentalità del consumatore che sarà fondamentale in questo processo di cambiamento.

La sostenibilità sarà sempre “il presente” anche nel futuro.” 

Il nostro auspicio è proprio questo, quello di avere ancora qualcosa da dire tra cinquant’anni su questo argomento.

Di parole ne sono state dette tante lungo questi anni, spesso non corrisposte da fatti, ed è proprio per questo motivo che ci sentiamo in dovere di mostrare la parte che ce la fa.

ACBC è riuscita a ritagliarsi il suo spazio sul mercato, riuscendo a combinare il lato etico con quello estetico, tenendo sempre per mano, come si fa con un bambino, il loro point of view.

Concludiamo, ponendoci la stessa domanda, che ACBC si pone sul suo sito web:

“ARE YOU READY TO CHANGE THE WORLD?”

Francesca De Somma